Ricordate i "frugali" d'Europa? Hanno cambiato idea, per le armi
venerdì 6 giugno 2025

Gli italiani che ancora si ricordano dei “frugal four” difficilmente li rammentano con simpatia. Si erano guadagnati questo soprannome dei “frugali” quattro governi dell’Unione europea – quelli di Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia – che nel 2020, durante i negoziati per il bilancio dell’Ue per il 2021-2027, erano uniti nell’opporsi all’aumento dei contributi degli Stati al bilancio comune, indebolito dall’uscita del Regno Unito. Alfieri del rigore fiscale e della parsimonia dei conti pubblici, sempre sospettosi verso gli Stati più indebitati (come l’Italia), i “frugali” avevano provato – senza successo – anche a darsi il più nobile nome di Nuova Lega Anseatica, con un richiamo alla federazione delle città mercantili che aveva tenuto il monopolio del commercio tra il Baltico e il Nord Europa per quasi quattro secoli. Mentre i governi negoziavano il bilancio, la pandemia del Covid-19 cominciava a fare strage anche in Europa. Nel panico generale i “frugali”, che nel frattempo avevano imbarcato anche la Finlandia, trovarono il modo di distinguersi: si ribellavano a ogni ipotesi di debito comune per gestire l’emergenza e rilanciare l’economia europea.

Chiedevano di non concedere sovvenzioni ma solo prestiti da rimborsare. Invocavano una durata limitata per ogni spesa straordinaria. Solo la mediazione della Germania, che non entrò mai ufficialmente nel club pur apprezzandolo, li convinse ad accettare il Recovery Fund e il principio del rispondere insieme a un’emergenza condivisa.

«Prima di tutto il nostro contributo al bilancio deve rimanere stabile, tenendo conto dell’inflazione e della crescita economica» scrivevano l’austriaco Sebastian Kurz, la danese Mette Frederiksen, l’olandese Mark Rutte e lo svedese Stefan Löfven in una sorta di manifesto dei frugali pubblicato sul Financial Times nel febbraio del 2020. Cinque anni dopo questo club può dirsi morto: davanti alla necessità di difendere l’Europa e alla volontà di comprare più armi i vecchi frugali non badano più alle spese. Frederiksen, che è ancora primo ministro della Danimarca, lo ha detto apertamente martedì scorso: «Abbiamo avuto in passato un ruolo di primo piano nel gruppo dei quattro frugali e ora lo avremo in un altro gruppo, perché i tempi sono cambiati e il mondo sta cambiando rapidamente – ha dichiarato Frederiksen in una conferenza stampa insieme a Roberta Mtesola, presidente del Parlamento europeo –. Per me la cosa più importante è riarmare l’Europa ed è il mio punto di partenza e questa è la mia conclusione in tutte le discussioni, perché se l’Europa non è in grado di proteggersi e difendersi il resto cade».

Quindi le armi, prima di tutto. Un pensiero certamente condiviso dai vecchi compagni della lotta per l’austerità. Uno di loro, l’olandese Rutte, ora è a capo della Nato e non perde occasione per chiedere ai governi di stanziare più fondi per rafforzare gli eserciti. Un altro, lo svedese Löfven, oggi da presidente del Partito socialista europeo è un convinto sostenitore del piano di riarmo e a febbraio ha rivendicato con orgoglio che l’Europa abbia contribuito con 113,3 miliardi di euro alla difesa dell’Ucraina dalla Russia. All’ultimo “frugale”, l’austriaco Kurz, ex enfant prodige della politica europea, il dichiarato scrupolo per l’uso dei soldi dei contribuenti non ha risparmiato una serie di indagini per corruzione (ancora in corso) che però lui affronta da una nuova posizione di sereno startupper alla guida di Dream, società di cybersicurezza con sedi a Tel Aviv, Vienna e Abu Dhabi già valutata oltre un miliardo di dollari.

Non è certo che l’economista John Maynard Keynes abbia davvero risposto a una critica sul frequente mutare delle sue opinioni con qualcosa tipo «Quando cambiano i fatti, io cambio idea. Lei cosa fa, signore?», ma questa frase è bella ed efficace comunque. Cambiare idea è lecito, spesso anche indice di una saggezza maggiore dell’orgoglio. Quello del rigore fiscale e della moderazione nella spesa pubblica come principi assoluti era un totem da abbattere senza troppi rimorsi. I vecchi “frugali” potevano capirlo quando a Bruxelles si cercavano i soldi per fermare il coronavirus. Invece ci sono arrivati ora, quando il denaro da mettere in comune dovrebbe servire a comprare armi per tutta l’Ue, scoraggiare attacchi militari, magari combattere oltre i nostri confini. Oggi contro la Russia, poi chissà quali altri nemici avremo. Devono essere molto convinti che più saremo armati più potremo sentirci sicuri. Non erano simpatici quando erano frugali, ma ora che sono diventati militaristi prodighi fanno anche un po’ paura.

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